“Il contadino che semina compie il più grande atto di fede. La terra premia o condanna come un inflessibile giudice che non rivela mai i motivi del suo giudizio. E bisogna davvero credere nel futuro per affidare un seme fragile alle forze del vento, dell’acqua e del sole.” Fabrizio Caramagna
Lorenzo, 24 anni, è un giovane agricoltore della provincia di Roma, gestisce un piccolo appezzamento terriero di 2300 mq dove vengono coltivati ortaggi e prodotte uova da allevamento a terra. La giornata inizia con la pulizia del pollaio e la raccolta delle uova. Le galline sono allevate rispettando il loro benessere, libere di muoversi, nutrite con mangimi ottenuti secondo le regole dell’agricoltura biologica.
“La parola “biologica” deriva da greco ”bios” e significa vita. La differenza sostanziale tra agricoltura biologica e convenzionale consiste nella differenza quantitativa di prodotti di sintesi chimica introdotti nell’agrosistema.” (Wikipedia)
Un’occhiata al cielo, un rapido controllo del campo per vedere se tutto è funzionante. Attendere è l’imperativo. Immergersi nel silenzio della campagna, un silenzio che non c’è ma che ti è vicino. Quindi si controlla, si controlla e si attende.
Cosa ha spinto Lorenzo ad intraprendere questa avventura è stata la voglia di potersi gestire, essere padrone del proprio lavoro. Naturalmente serve una base solida, serve fare esperienza prima di partire per questo viaggio in solitaria. Gli imprevisti sono tanti, i prodotti agricoli da scegliere anche, districarsi non è semplice ed il fallimento è sempre dietro l’angolo.
L’investimento è alto e i materiali come tubi, manichette per irrigazione, telo pacciamante ecc. sono costati molto e secondo i calcoli il guadagno dovrebbe essere buono.
Oltre alla raccolta del coltivato ci sono tanti altri lavori che portano via tempo ed energie. Partendo dallo strappare le erbacce fino al controllo dell’irrigazione, passando per altre mille attenzioni che la natura richiede. Lavori noiosi, faticosi che sono però essenziali.
Portare avanti un’agricoltura biologica significa scendere a compromessi con la natura, la chimica c’è ma non è invasiva e questo lascia spazio a tutte le problematiche del caso, dai parassiti all’ incognita della qualità chimico/biologiche del terreno. In questo tipo di agricoltura la perfezione visiva non è prevista. Lì dove quel bruco mangia indisturbato la linfa scorre, le mandibole affondano, il ballo del ciclo vitale ha inizio.
La terra è bassa, recita un vecchio proverbio contadino, perché ci si china per coltivarla. È pesante, ti trattiene, ti fa sudare. La zappa penetra in essa, la sollevi e cali per ore. Non c’è, infine, nessun arrivo e finché la forza dell’agricolture e la benevolenza della natura sapranno esprimersi tutto si ripeterà.
“La terra è bassa, e ci si inchina per ringraziarla“
Qui sotto altre foto di Alessandro, sul suo sito è possibile vedere il lavoro completo.