
Di Alessio Chiodi / Foto Alessio Chiodi e Andrea Mancuso
Il 15 marzo è stata la giornata degli studenti scesi in piazza per manifestare in favore di politiche più attente alla salute del pianeta. Nei due cortei milanesi che si sono sviluppati tra il Castello sforzersco e il Duomo la mattina e tra il Castello sforzesco e zona Sant’Agostino nel pomeriggio si sono ritrovate associazioni, ong, cooperative, comitati di studenti universitari e intere classi liceali. Tutti seguaci dell’icona del momento, la sedicenne svedese Greta Thunberg che da mesi proclama scioperi per sensibilizzare sul tema ambientale. Tanti, tantissimi i partecipanti e sulle cifre il dibattito è aperto. Per la questura erano 20 mila, per gli organizzatori 100 mila. Poco importa dopotutto se nei giorni precedenti alla manifestazione erano attese circa settemila adesioni.
Ci avete rotto i polmoni
Volti dipinti, sguardi sorridenti, striscioni, cori, danze e canti. Una manifestazione che ha trascinato un fiume di persone sia nella mattinata dalle 9.30 da Cairoli al Duomo che durante la sera dalle 18 da Cairoli a piazza Sant’Agostino. A far da padroni, però, i cartelloni che venivano esposti dai manifestanti in marcia. Dai più bizzarri e geniali “ci avete rotto i polmoni”, “Co2 palle così”, ai più moderati “Save our planet” o “Act now”. Molti studenti hanno improvvisato assemblee, dibattiti e hanno radunato attorno a loro quanta più gente possibile per lanciare messaggi chiari ai leader mondiali. “Il riscaldamento globale è una minaccia, servono politiche serie”. In soldoni è questo il mantra che risuona dai megafoni che gli organizzatori si passano di volta in volta durante il corso dell’evento. L’obiettivo è sensibilizzare contro gli sprechi, l’inquinamento e proporre alternative ecologiche a un’economia che non è più sostenibile. La deforestazione porta al collasso interi ecosistemi, i mari si stanno riempiendo di plastica e le grandi capitali globali sono sempre più offuscate dallo smog. I giovani di tutto il mondo hanno detto basta e hanno mosso un’accusa pesante che sa quasi di scontro generazionale. Gli adulti di oggi e i loro genitori stanno consegnando nelle mani dei giovani un mondo devastato e debilitato, sporco e che rischia la catastrofe. Le accuse che la nuova generazione sta muovendo nei confronti delle precedenti è di quelle pesanti.
Foto di Andrea Mancuso
Tutti insieme
Ma non c’erano solo gruppi ecologisti al corteo. Anche “No Tav”, “No Grandi opere” e “No Triv” che hanno deciso di manifestare contro l’inutilità di infrastrutture considerate dannose per l’ambiente e le popolazioni dei territori interessati.
Fenomeno social
Tutto il mondo ha partecipato. Il tam tam mediatico e social ha fatto il suo dovere. In Italia si è marciato un po’ ovunque (Milano, Roma, Torino, Firenze, Bologna e Napoli) per citare i centri più grandi. Nel mondo si sono unite tra le tante Beirut, Gerusalemme, Shanghai, Mumbai, Ivercargill, Tromso, Washington e Mosca. L’hashtag #fridaysforfuture è stato tra i top trend di Twitter in questi giorni anche se ieri, purtroppo, ha dovuto sudarsi il primato con quello collegato agli eventi tragici di Christchurch in Nuova Zelanda dove un neofascista locale ha aperto il fuoco in una moschea uccidendo quasi 50 persone.
Foto di Alessio Chiodi
Cop 26
L’Italia si è candidata a ospitare la Cop 26 la conferenza mondiale sul clima che quest’anno si tiene a Katowice, in Repubblica Ceca. Durante il corteo milanese molti organizzatori hanno insistito nel dire che Milano dovrebbe essere la città capofila per proporre nuovo approccio climatico fondato sulle energie rinnovabili, sulla sospensione dell’utilizzo degli idrocarburi e sulla sospensione delle grandi opere come Tav e Tap. Un invito, una richiesta, a cui molti studenti hanno risposto con un boato e applausi.