
Di Andrea Mancuso / Foto dell’autore
Polonia 16 maggio 1944, circa quattromila persone escono dai capannoni con l’ordine di dirigersi verso i locali “docce”. Hanno nel volto i segni della fame e dei soprusi, ma negli occhi una scintilla di dignità che impedisce loro di andare a morire in silenzio nelle camere a gas. Uomini, donne, bambini. Armati di spranghe e di bastoni, alcuni raccolgono da terra pietre e calcinacci, altri si gettano sugli aguzzini a mani nude. Le SS sono costrette a desistere di fronte alla rivolta, sconcertate da una reazione che non pensavano potesse verificarsi.
È la famosa rivolta dei gitani di Auschwitz, prima ed unica in un campo di concentramento nazista. La storia racconta che il 2 agosto dello stesso anno lo Zigeunerlager venne chiuso e tutti i deportati all’interno uccisi. I nazisti smisero di passare i rifornimenti e i Gitani presi per fame, furono ridotti all’obbedienza ed infine alla morte.

Caprio espiatorio
Giorni nostri, Napoli ottobre 2013, un bambino rom piange e si tiene le mani sugli occhi dopo che da un balcone qualcuno gli ha gettato addosso dell’acido muriatico colpendo anche la madre che era in strada con lui.
Milano aprile 2017, due donne rom vengono chiuse in una gabbia nel cortile di una delle catene di supermercati Lidl da due dipendenti, riprese e derise mentre urlano chiedendo di essere liberate. Torre Maura, periferia di Roma, maggio 2019, una donna rom con sua figlia in braccio mentre si apprestano ad entrare nella nuova casa assegnata regolarmente dal comune, vengono spinte ed minacciate di stupro e di morte dagli abitanti del quartiere fomentati dai militanti di Casapound.
Sono solo alcuni dei fatti di cronaca che hanno visto persone rom vittime di soprusi. Un escalation di violenze che nell’ultimo anno è accompagnato da un vergognoso e assordante silenzio da parte delle istituzioni.

Il movimento Ketahne
In questo clima di tensione nasce il movimento Ketahne – rom e sinti per l’Italia. Un movimento che vuole unire rom e sinti d’Italia che sentono il bisogno di alzare la testa, di non sentirsi il capro espiatorio di nessuno, e che sentono giusto rivendicare il proprio posto nella società con l’ambizione di migliorare la propria condizione e con essa il nostro Paese portando il contributo positivo di valori della propria cultura, della propria visione del mondo. “A noi la voce viene negata e con la voce il diritto a una vita normale. Noi sappiamo che senza questa voce prevale la legge del più forte, prevale la prevaricazione”.
La giornata inaugurale
Nel 75° anniversario della rivolta di Auschwitz, il movimento Ketahane insieme a Upre Roma ha organizzato una giornata di confronto con alcuni dei candidati alle elezioni europee presentando le proprie proposte. Quasi mille persone fra rom, sinti e gagi hanno risposto all’appello e riempito la sala del Teatro Nuovo in San Babila a Milano il 16 maggio. Ad aprire l’evento è Paolo Cagna presidente di Upre Roma, seguito dagli organizzatori di Ketahne arrivati da diverse città, fino all’ovazione per Diana Pavlovic rappresentante nazionale dell’Unione delle Comunità Rom e Sinti italiane. A uno a uno vengono presentati ed invitati a salire sul palco i candidati. Fra loro spicca l’assenza della candidata leghista Gianna Gancia, di fatto l’unica a disertare il confronto.

Al termine del dibattito, sale sul palco Negrita Gipsy, artista francese di origini rom per un concerto che coinvolge tutti gli astanti. Fra applausi e cori le poltrone si svuotano ed il teatro si riempie di persone che ballano e cantano.
L’entusiasmo prosegue all’esterno. Il verde e l’azzurro fanno da sfondo alla ruota rossa del carro, colorando i cieli di Milano. È la bandiera internazionale Rom. Un corteo pacifico sfila lungo le strade della città, si intonano canti, vengono esposti cartelli e striscioni che rivendicano la dignità del popolo Rom e Sinti. Un sorriso per seppellire l’odio. Si conclude ballando davanti alla prefettura, dove una delegazione è stata ricevuta per consegnare una lettera diretta al ministro dell’Interno.

Il manifesto politico e sociale
Alla spicciolata corso Monforte si svuota, mentre le parole di Diana Pavlovic riecheggiano ancora nelle orecchie, sulla via del ritorno. “L’Italia è ancora un paese civile e democratico, in Italia ancora c’è una costituzione che garantisce anche noi. Perchè noi siamo una minoranza, noi abbiamo una storia, abbiamo una cultura, abbiamo una dignità e per questo lotteremo. È importante combattere l’antiziganismo, è importante combattere chi in televisione e anche nelle aule dei consigli comunali, regionali, in Parlamento, riesce a dire le cose più impensabili su di noi. Dobbiamo combattere loro, anche quelli che cercano di aggredirci fisicamente. Avete visto tutti quello che è successo a Roma poco tempo fa. Quella bambina in braccio alla sua mamma che non riusciva a passare perchè i fascisti, che fanno il saluto romano, quel simbolo che anni fa ci ha rinchiuso nei campi di sterminio uccidendo mezzo milione di rom e sinti, cercavano di aggredirli. Ecco quelli che, noi tutti insieme, dobbiamo combattere (applauso) [..] anche nelle istituzioni, per il dialogo con tutte le istituzioni. Dobbiamo far valere il nostro diritto di essere rispettati nella nostra cultura, nel nostro modo di essere, perciò ovviamente dobbiamo combattere per le microaree, contro la discriminazione sul lavoro.

Sono tante le cose per la quale dobbiamo lottare, però prima di tutto e prima di questo, viene la nostra dignità. Dobbiamo combattere per la nostra dignità, noi tutti qui insieme possiamo farcela! Era impensabile qualche mese fa riempire questo teatro, eppure guardate oggi quanti siamo. La prossima volta saremo il doppio e dopo saremo ancora di più. Tutti insieme ci abbracciamo a quella parte di questa Italia, di questa bella Italia, di questa nostra Italia, ci abbracciamo a quelli che credono nella democrazia e credono nella costituzione. Quelli che non vogliono il futuro per i loro figli fatto di saluti romani e di fascismo, ma quelli che vogliono un futuro per i loro figli bello, un Italia meravigliosa, di fratellanza e convivenza. Dunque Kethane combatte per questo, Kethane vuole fare questo”.