
Di Redazione Wj / Foto di Renato Ferrantini
Sono ancora giornate calde a Biandrate, in provincia di Novara dove venerdì 18 giugno, durante un presidio davanti alla Lidl, il sindacalista di origine marocchina Adil Belakhdim è stato travolto da un camion. Non sono ancora chiarissime le dinamiche né, tantomeno, i motivi che hanno portato alla morte del coordinatore dei Si Cobas che avevano organizzato la protesta per chiedere maggiori tutele ai lavoratori nei magazzini, per la maggior parte di origine straniera. L’indagine è in corso. Dopo la morte di Belakhdim sono stati annunciati due gironi di sciopero e di manifestazioni dei lavoratori del polo logistico i quali hanno bloccato tutti gli accessi in entrata e in uscita. L’iniziativa è stata ripresa anche in altre città, tra cui Roma.
I diritti dei lavoratori
L’incidente che ha coinvolto Belakhdim non è l’unico. Pochi giorni fa anche a Lodi è successa una cosa simile. Nove persone sono rimaste ferite mentre protestavano davanti all’azienda Zampieri Holding a Tavazzano (località dove, tra l’altro, il 21 febbraio di quest’anno sono stati investiti da un altro camion un sindacalista e un funzionario della Filt mentre manifestavano davanti alla Stef, azienda specializzata nel trasporto refrigerato) rea di affittare i suoi magazzini alla FedEx, società che aveva licenziato i dipendenti che avevano organizzato il picchetto.

Nella notte tra giovedì 10 e venerdì 11 giugno si è quindi verificato uno scontro con un gruppo di persone non ben identificato: secondo la polizia si trattava di altri dipendenti della società, mentre per i Si Cobas di uno squadrone di bodyguard mimettizzati tra i lavoratori. Il risultato lo conosciamo (un lavoratore è stato ricoverato ospedale San Matteo di Pavia con un grave trauma facciale). Ora, il problema delle violenze durante le manifestazioni e gli scioperi è annoso, ma il tema è che episodi di questo tipo rischieranno di non rimanere isolati.

Il governo ha disposto con il decreto Sostegni Bis lo sblocco dei licenziamenti (graudale e selettivo) a partire dal primo luglio acconsentendo alle richieste di Confindustria. Ci sono emendamenti per allungare il blocco e impedire di licenziare tout court, tuttavia, al di la, delle battaglie politiche all’interno del Parlamento e delle tensioni nella maggioranza, il rischio di esplosione della bomba sociale si fa concreto.

Episodi come quello di Belakhdim rientrano all’interno di un contesto molto più ampio in cui il lavoratore fatica a trovare il rispetto dei propri diritti sia da un punto di vista salariale che di giustizia sociale quando manifesta (legittimamente) attraverso lo strumento dello sciopero.