Il quotidiano nascosto

Dal 29 marzo al 5 aprile si terrà a Trento, presso la Sala Thun di Torre Mirana, in via Belenzani 3, una mostra collettiva di street photography dal titolo “Il quotidiano nascosto”.

Il quotidiano nascosto

La Street Photography secondo cinque diversi punti di vista

29 marzo| 05 aprile 2023 – Sala Thun di Torre Mirana, in via Belenzani 3, Trento

Dal 29 marzo al 5 aprile 2023 si terrà a Trento, presso la Sala Thun di Torre Mirana, in via Belenzani 3, una mostra collettiva di street photography dal titolo “Il quotidiano nascosto”. Saranno esposte 90 fotografie di cinque fotografi soci di Witness Journal: Paolo Bosetti, Cristian Cavicchi, Alexander La Gumina, Matteo Morelli e Stefano Pegoretti, con fotografie realizzate negli ultimi due anni, in Italia e all’estero.

A proposito de “Il quotidiano nascosto”

La fotografia è l’ultima nata delle arti visive. Due cose la distinguono dalle sorelle maggiori:

  • Una forte componente tecnico/scientifica (chimica nel secolo scorso, elettronica/informatica oggi), una minor componente di abilità manuale
  • Una componente di realismo che è essenziale e intrinseca nel mezzo

La prima la rende in parte più democratica e spesso cambia il profilo culturale del fotografo, attraendo anche persone di estrazione culturale più scientifica.

Soffermiamoci però sulla seconda. Un pittore è limitato solo dalla sua abilità tecnica, ma può realizzare qualunque cosa gli o le venga in mente. Ad esempio uno stallone che galoppa su una spiaggia al tramonto con un cane saldamente in groppa. Un fotografo può immaginarsi una scena del genere, ma per realizzarla avrà molte difficoltà. Certo, con gli animali giusti e dei buoni addestratori forse ce la potrebbe fare. Ma la fantasia non ha limiti: il passo successivo potrebbe essere il cavallo con cane in groppa e un gatto con gli stivali in piedi sulla schiena del cane mentre fa il giocoliere con tre sfere infuocate, e così via. Si fa presto a raggiungere il limite di quanto è fisicamente possibile con la fotografia, ma non con le altre arti figurative.

Quindi, si potrebbe dire che un fotografo è un pittore con una mano legata. È un pittore che volontariamente si preclude una buona parte del suo campo d’azione. Questo processo di auto-limitazione è sempre un potente stimolo creativo. Pensate a Red Square di Malevich, noto anche come “Painterly Realism of a Peasant Woman in Two Dimensions”: provate a dipingere una contadina in stile astratto e usando solo il rosso, creerete un capolavoro.

La fotografia di strada fa un passo in più: il fotografo si lega entrambe le mani dietro la schiena. Egli agisce come un puro osservatore, rifiuta di interferire in qualsiasi modo con il mondo: la luce è solo quella naturale, gli oggetti non sono mai posizionati ad arte, persone e animali sono inconsapevoli di essere ritratti. La bellezza è ricercata, scavata, distillata dalla pura realtà quotidiana, così com’è. È il quotidiano nascosto.



La conseguenza indiretta di questo approccio è che il fotografo di strada oltre che una sua estetica deve sviluppare una propria etica. Deve decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato fotografare, e come. Deve fare propria l’etica di cercare il quotidiano nascosto senza nessuna interazione, senza nessuna influenza. Deve resistere alla tentazione della fotomanipolazione (che pure è perfettamente lecita in altri generi), rispettando la sacralità del reale. La realtà non si tocca, né si ritocca.

In questi mesi chi segue le novità tecnologiche avrà senz’altro sentito parlare dei generatori di immagini basati su intelligenza artificiale, come Midjourney o DALL-e. Questi strumenti stanno gettando parecchio scompiglio nel mondo della fotografia. In tanti generi fotografici, soprattutto nella fotografia commerciale, sono visti come possibili sostituti alla macchina fotografica. Si possono realizzare immagini estremamente complesse e di grande impatto, di qualità fotografica, senza necessità di set, luci, strumentazione alcuna. Basta l’immaginazione e la capacità di esprimersi. È l’estremo ultimo della democratizzazione dell’arte: chiunque può essere artista, senza né strumenti né capacità tecniche alcune. Ma se è così la fotografia come arte che fine farà?

Beh, due generi fotografici, con intento più o meno artistico, sono intimamente legati alla realtà per tramite di un’etica: il reportage e la Street Photography, appunto. In una foto commerciale ciò che conta è l’immagine: com’è stata ottenuta non ha nessuna importanza. Nella Street ciò che conta è la realtà, nuda e cruda, svelata da nascosta che è. Quest’etica proibisce qualsiasi manipolazione o finzione.