Di Alessio Chiodi / Foto di Emiliano Cribari
Da Marradi (FI) a Paterno Calabro (CS), 900 km di boschi, alture, paeselli. In una parola Appennino. Emiliano Cribari, fotografo di formazione e animo, ora guida ambientale, ha deciso di intraprendere un lungo viaggio lungo la spina dorsale d’Italia. Dalla Toscana alla Calabria armato di scarponi, tenda e la fedele 28 mm. L’idea, che verrà proposta su questo giornale attraverso una rubrica settimanale, ha l’obiettivo di cogliere gli aspetti più intimi della dorsale montana che attraverso il nostro Paese. La tappa iniziale del viaggio non è casuale. Si parte da Marradi il 3 giugno, sulle orme del suo poeta Dino Campana, uno che di boschi e passeggiate solitarie se ne intendeva.
Marradi
A Marradi nacque Dino Campana, noto poeta a cavallo tra il XIX e il XX secolo (1885-1932), la cui poetica “maledetta” è stata spesso affiancata a quella di Rimbaud. Conosciuto per i suoi stati d’animo irrequieti, si dice che da giovane amasse sparire nei boschi in lunghe passeggiate in solitaria e forse proprio per questo motivo, Cribari sceglie questo piccolo comune in provincia di Firenze come incipit del suo viaggio verso sud. “Partirò da Marradi il 3 di giugno – dichiara Cribari – e per 15 giorni farò a piedi tutto l’appennino tosco-romagnolo. Sarà quasi tutto in quota”.
Le tappe
“Tra i silenzi dell’Appennino è un progetto che somma cinque diversi cammini. Due sono creati da me – questo in partenza da Marradi e quello in Basilicata, una sorta di coast to coast che però non ripercorre pedissequamente le tappe del film. Gli altri tre sono invece cammini ufficiali, il ‘Cammino nelle Terre mutate‘, il ‘Cammino dei briganti‘ e ‘il cammino di San Francesco di Paola’’. Il secondo momento del viaggio sarà proprio il ‘Cammino nelle Terre mutate’ (terre che hanno subito la tragedia del terremoto, e che pertanto sono state trasfigurate)”, racconta ancora Cribari.
L’arrivo a Paterno Calabro
“L’arrivo è Paterno Calabro, casa di San Francesco di Paola. Documenterò questo viaggio con un 28 mm, esclusivamente in bianco e nero. Ascoltando – continua Cribari – la duplice natura dei luoghi. Da una parte ciò che è selvaggio, dall’altra l’uomo. L’approdo di ogni tappa sarà infatti in un paese, proprio perché voglio lavorare a tutto tondo sul concetto di Appennino: Appennino come fragilità, assenza, abbandono, Appennino come qualcosa che è in bilico”. Una fotografia malinconica, umana, naturale. “Vengo dal mare, e ho il forte desiderio di tornarci, via montagna. Di sentire la montagna e il mare. Come mi capita in pineta, quando passa puntualmente a trovarmi il ricordo delle estati da bambino”.
L’autore
Figlio d’arte, Emiliano Cribari si definisce prima guida ambientale e poi fotografo, almeno da qualche tempo a questa parte. Il nonno, racconta, era un fotografo di strada nella Firenze degli anni ’80. La sua formazione la identifica proprio con le fotografie in bianco e nero appese ai muri di casa del nonno. “Forse il realismo è un po’ il mio limite. Ho fotografato per mestiere per diversi anni. Poi la ‘fuga nei boschi’, la ricerca di un nuovo percorso. Adesso è finalmente giunto il momento di far incrociare i due sentieri”.