L’intervista che pubblichiamo questa settimana è ad un collega che da molti anni si occupa di moda: Giovanni Giannoni.
Segue le principali settimane della moda nel mondo ed è uno di quelli che ci consente di poter vedere tutti i capi di abbigliamento che saranno un trend nella stagione successiva. Giovanni ha iniziato la sua carriera di fotogiornalista consumando la suola delle scarpe ad Empoli occupandosi di cronaca per il quotidiano locale, adesso lavoro per il più importante quotidiano mondiale di moda WWD.
Mi sono chiesto più volte se l’intervista a Giovanni potesse stare dentro Gli Invisibili, e sebbene sia un collega di poche parole, come tanti fotografi d’altra parte, ho pensato che potesse essere un punto di vista che avrebbe arricchito la nostra rubrica, un valore aggiunto. Lo dico perché sebbene spesso la moda venga vista da un lato come la quinta essenza del consumismo sfrenato dall’altro come il contesto nel quale si sviluppano, crescono e si arricchiscono forme parassitarie di celebrità, tutte osservazioni basate su fondamenti oggettivi, è bene ricordare che tutto questo esiste e che nelle profonde contraddizioni che genera produce anche fenomeni culturali ed estetici che caratterizzano e condizionano il mondo intorno a noi. Dunque, senza voler giudicare moralmente il life style del fashion system, mi limito a dire che c’è, esiste, dunque va raccontato. D’altronde non possiamo dimenticare come la moda, per dirla con semplicità, ci ha restituito e ci ha fatto conoscere tendenze, gusti e modalità relazionali propri del passato e che senza le immagini quel mondo non sarebbe arrivato a noi. Dunque è anche, e talvolta soprattutto, attraverso gli occhi della moda che abbiamo storicizzato il passato e la sua cultura.
Anche Giovanni, come tanti nostri invisibili, si muove davanti alla scena ma dietro i riflettori, sta al buio su una pedana dalla quale scatta e ci racconta un pezzo di mondo.
Quando hai scoperto la tua passione per la fotografia?
L’ho scoperta a 15 anni quando fotografavo le sfilate della scuola di moda di mia mamma, la Sarteco ad Empoli.
Quando è diventata un lavoro?
È diventato un lavoro quando ho iniziato a collaborare con la redazione empolese del quotidiano La Nazionae.
Lavori per qualche agenzia o sei un freelance?
Sono freelance e collaboro principalmente per una una società americana, la WWD Fairchild Publications Fashion Media. È il più importante quotidiano di rilievo internazionale che si occupa di moda in tutte le sue declinazioni.
Di cosa ti occupi nello specifico?
Da molti anni concentro il mio lavoro sulla moda, soprattutto le sfilate.
In cosa consiste il tuo lavoro quotidiano ?
Per circa 8 mesi l’anno lavoro sempre per WWD. Copro le principali fashion week internazionali scattando sfilate su sfilate tra New York, Milano, Parigi, Londra, Tokyo e Los Angeles.
Per quale motivo ritieni, e se lo ritieni, che il mercato dell’editoria fotografica sia in crisi?
Credo che ci siano troppi gruppi di fotografi che alleandosi provocano un abbassamento dei prezzi e dunque una riduzione del costo del lavoro. Sarebbe invece più utile coordinarsi per cercare di mantenere il costo del lavoro più alto e di conseguenza anche i prezzi.
Ti occupi di moda da molti anni ma sei stato anche un foto giornalista di cronaca. Cosa ricordi di quel periodo? Il lavoro che fai oggi per te è sempre foto giornalismo?
Ho iniziato come fotografo di cronaca presso la redazione di Empoli de La Nazione. A quel tempo ricordo che mi arrivavano da Firenze i rulli per scattare le foto durante i servizi ma dato che erano spezzoni (rullino non completo delle classiche 24 o 36 pose n.d.r.) non sapevo quanti scatti avevo a disposizione, era proprio un’altra epoca. Dopo alcuni anni venni chiamato a Il Tirreno dove ho lavorato per sette anni per poi tornare alla Nazione dove iniziai ad occuparmi solo di sport. Mi piaceva molto stare in camera oscura e stampare le fotografie scattate era un bella sensazione. Quello che faccio adesso lo ritengo ancora fotogiornalismo.
Cosa rappresenta per te essere un fotografo di moda oggi, dopo che dagli anni 80 è iniziata una crisi sempre più profonda?
È il mio lavoro e continuerò a farlo con passione e professionalità. Ho sempre cercato di stare al passo con i tempi cercando di apprendere nuove tecniche e cogliendo le opportunità che l’innovazione tecnologica poteva portate anche nella nostra professione. Fino a quando continuerò a divertirmi continuerò a fare questo lavoro.
Cosa vuol dire per te essere una bravo fotografo di moda?
Cogliere il momento giusto per far dire a chi vede la foto: wow, bella foto, bravo!
Anche nel mondo della moda i blogger si sono messi a fare foto, credi che questo sia uno dei motivi della crisi del settore?
No, il problema siamo noi fotografi.
Ammesso che esista, quale è per te l’etica del foto giornalismo?
Etica? non mi far ridere…
Quando alle sfilate di moda vedi decine e decine di fotografi in pedana, cosa pensi?
Mi mancano i tempi in cui eravamo 300 fotografi per sfilata. Era bello vedere il muro di fotografi davanti alla passerella.
Tutte le foto della gallery sono di © Giovanni Giannoni
Nato a Empoli nel 1964, ha frequentato la scuola di fotografia presso l’Istituto Tecnico Industriale di Firenze. All’età di 15 anni acquista la sua prima machina fotografica, una Ricoh 500 G e a 18 la prima Canon F1.
Inizia fotografando gli studenti della scuola di moda della madre, poi negli anni 80 va a Milano a fotografare le sfilate di moda per l’agenzia SIPA di Parigi. Nel 1985 inizia a collaborare con WWD. È stato il primo fotografo di sfilata a usare il digitale.