Testo e foto di Luca Greco
Yaya abitava a Ferrara, è morto al suo terzo giorno di lavoro all’interporto di Bologna. Sabato un corteo ha attraversato la città di Ferrara per ricordare il ragazzo tragicamente scomparso, per chiedere giustizia e richiamare attenzione sul fenomeno delle morti sul lavoro.
“Vivo qui. Lavoro qui. Basta discriminazioni”.
“Giustizia per Yaya”.
“Yaya è tutti noi”.
Queste le uniche parole, ripetute come fossero un mantra durante tutto il corteo, che riecheggiano per le vie di Ferrara. Nessuna bandiera. Nessuno slogan.
Eppure, proprio in quelle parole sta il senso più profondo della manifestazione.
La catena infinita degli appalti scarica sugli ultimi, sui più ricattabili, il costo dell’economia capitalista. E gli ultimi sono i migranti. Contratti di pochi giorni, nessuna formazione, nessun presidio di sicurezza. Questi lavoratori e queste lavoratrici vengono usati come carne da macello. E come in un macello muoiono. Schiantati dalle macchine. Yaya Yafa muore così: al suo terzo giorno di lavoro, schiacciato da un camion, mentre lavora in uno dei poli nazionali della logistica.
L’ennesimo morto sul lavoro. L’ultimo di una lista infinita. Che poi, purtroppo, Yaya non è l’ultimo, nessun morto sul lavoro lo è mai: è sempre il penultimo. Negli ultimi dieci giorni ci sono state altre tre morti bianche solo in Emilia Romagna.
Gli amici e le amiche di Yaya chiedono giustizia. Organizzano il corteo. Una manifestazione di migranti in ricordo di un migrante. Con buona pace dell’eurocentrismo che spesso emerge quando si parla di immigrazione.
Fra una preghiera ed un canto, il corteo di snoda per la città. Rabbia e lacrime lo accompagnano.
Ed una richiesta. Che lega e tiene assieme tutti, non solo i migranti: basta accettare condizioni di lavoro indegne. Basta allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Basta divisioni: indipendentemente dal colore della pelle, nel lavoro siamo tutti uguali. Questo è ciò che i migranti chiedono e ci chiedono, per loro e per noi tutti.
Ed allora, la riunificazione del mondo del lavoro – di cui parlava Marx e su cui nasceva la costituzione repubblicana nata dalla resistenza – forse parte proprio da qui.