Di Redazione Wj / Foto di Luca Greco e Renato Ferrantini (in copertina)
C’è voluto un po’ di tempo per smaltire il flusso di notizie su Genova che hanno inondato i media in questi giorni. Ci perdoneranno i lettori e gli appassionati se con un po’ di ritardo abbiamo deciso di dare anche il nostro contributo. Ma Genova 2001, con tutto ciò che ha rappresentato, è un tema talmente scottante e importante che è necessario prendersi del tempo per rifletterci sopra in barba, per quanto possibile, alle necessità di cronaca. Sono passati vent’anni dall’omicidio di Carlo Giuliani a piazza Alimonda, vent’anni dalla “macelleria messicana” della scuola Diaz, vent’anni dalle torture di Bolzaneto. Vent’anni da un G8 che ha segnato la storia d’Italia di inizio millennio e, in un certo modo, di tutta Europa. Un punto è bene puntualizzare. Genova non è stato un caso isolato. Genova non è stata solo Genova. Le proteste, gli scontri, i feriti, i gas lacrimogeni, i manganelli, non hanno imperversato nel solo capoluogo ligure.
Prima di Genova, Napoli. Prima di Napoli, Seattle
Il 17 marzo dello stesso anno a Napoli ci fu l’antipasto di ciò che sarebbe accaduto qualche mese dopo. Le manifestazioni verificatesi durante la conferenza internazionale che avrebbe portato al G8 genovese sfociarono in durissimi scontri. Diversi dimostranti feriti e condotti negli ospedali furono prelevati dalle forze di polizia e portati alla caserma Raniero dove, preludio di Bolzaneto, subirono vessazioni e violenze. Ma prima di Napoli ci furono episodi analoghi in altre parti del mondo, a cominciare da Seattle. E bisogna fare un salto indietro di due anni a una riunione dell’Organizzazione mondiale del commercio, la Wto nel novembre 1999. Le manifestazioni sfoceranno in scontri durissimi che porteranno dapprima le autorità locali a dichiarare il coprifuoco e poi l’insuccesso del vertice. Da lì, seguendo il calendario degli appuntamenti dei grandi del mondo, si verificheranno manifestazioni e scontri anche a Washington (aprile 2000), Praga (settembre 2000), Montreal (ottobre 2000), Nizza (dicembre 2000), Davos (gennaio 2001), Quebec (aprile 2001) e Goteborg (giugno 2001). L’ultimo atto sarà Genova, a luglio.
Vent’anni dopo, cosa rimane?
Cosa rimane dopo due decenni? L’amaro in bocca per le assoluzioni per i fatti della Diaz? La mancanza di una legge contro la tortura in Italia? “Genova 2001 non è solo memoria di ciò che è stato, Genova 2001 è anche il luogo delle possibilità della storia, il momento in cui costruire le condizioni per realizzare oggi ciò che purtroppo vent’anni fa non è stato. Per questo è un luogo dove tornare”, racconta il fotografo Luce Greco che ha fornito alcune delle immagini per questo articolo prendendo come esempio il luogo dove è morto Carlo Giuliani.
“In vent’anni, piazza Alimonda non è cambiata, diverse sono invece le persone che la camminavano e tutt’ora la camminano: i ragazzi e le ragazze sono diventati giovani uomini e giovani donne, alcuni sono diventati genitori o nonni e ci portano i figli od i nipoti. Piazza Alimonda come luogo di vita e di memoria, dunque. Carlo è un seme. Tante delle lotte di questi ultimi vent’anni nascono qui. Movimenti ambientalisti, battaglie per il diritto alla casa e al lavoro, gruppi organizzati contro le discriminazioni di genere, associazioni antirazziste, madri di uomini e donne i cui figli sono stati uccisi dalla violenza della Stato”, conclude.
Giuliano Giuliani e Mark Covell
Loro malgrado, simboli (tra i tanti) di quei giorni genovesi sono diventati Giuliano Giuliani, il padre di Carlo, e Mark Covell, il giornalista all’epoca trentenne pestato dalla polizia come un “human football” e ridotto in coma durante la notte alla Diaz. I due si sono incontrati proprio in piazza Alimonda per ricordare alla folla i tragici momenti di cui sono stati testimoni diretti e indiretti. “In un palco allestito in una piazza gremita – racocnta Renato Ferrantini, fotografo che ha seguito anch’egli le manifestazioni del ventennale – si alternano i ricordi e le rivendicazioni delle nuove battaglie. Giuliano Giuliani racconta senza filtri quei momenti: ‘Era già in piazza Manin e il clima era già teso. Gli dissi di stare attento’, e la frustrazione successiva: ‘Sono passati vent’anni. Per Carlo la cosa più grave è stata l’archiviazione”.
Archiviazione?
E forse è proprio la parola “archiviazione” a rendere la vicenda genovese ancora più inquietante. Archiviati i casi di colpevolezza, archiviata la memoria. Genova, come le città prima di essa, hanno nel bene o nel male segnato un solco indelebile sia nella storia dei Paesi coinvolti, sia nella storia dei movimenti italiani. Ma quel luglio 2001 ha caricato anche di una pesante responsabilità le generazioni attuali che dovranno trasmettere a quelle future l’importanza della memoria.