Donne vittime di violenza. La mostra a Milano

Dal 23 marzo al 3 aprile Fedele Costadura presenta il suo lavoro alla Casa dei Diritti delle donne

Di Alessandro Barile / Foto di Fedele Costadura

Dal 23 marzo al 3 aprile Fedele Costadura presenta la sua mostra alla Casa dei Diritti delle donne di Milano per raccontare un fenomeno sempre più diffusa nella nostra società. Nella sua esposizione, il fotografo documenta un progetto di otto mesi impegnato nel seguire centri di supporto per donne vittime di maltrattamenti. Centri con personale qualificato all’assistenza fisica e psicologica. Luoghi, dove donne che non possono più restare in famiglia per l’elevato rischio di essere uccise dal proprio partner, trovano rifugio. Forse in pochi sanno che a seguito delle ripetute violenze dai partner, più della metà delle vittime soffre di perdita di fiducia ed autostima. Tra le conseguenze molto frequenti anche ansia, fobia e attacchi di panico, disperazione e sensazione di impotenza, disturbi del sonno e dell’alimentazione, difficoltà nel gestire i figli e infine autolesionismo o idee di suicidio.

Il lavoro

Avvalendosi di comparse, per non strumentalizzare il dolore delle vittime, Fedele Costadura ha riprodotto a colori i momenti più significativi. Una seconda parte invece, in bianco e nero ha le caratteristiche di un reportage. Oltre ad aver seguito centri antiviolenza e due centri d’accoglienza, il fotografo ha partecipato con dei volontari della Caritas alle ronde notturne a Milano assistendo donne finite nel racket della prostituzione.

Comunicazione e sensibilizzazione

Il consiglio per cercare in qualche modo di proteggersi, è installare sul proprio cellulare l’applicazione ‘112 Where Are U’, che permette di chiamare in muto il numero d’emergenza europeo 112, inviando automaticamente i dati di localizzazione e altre informazioni preimpostate nell’app.

Nel 2019 l’Italia si conferma ancora come paese sessista, con troppi pochi interventi nelle scuole e sui media  per sensibilizzare ed abbattere pregiudizi e stereotipi che alimentano la sottocultura sessista.