di Ruth de Frutos e Lucía Muñoz Lucena/ Coordinatrici del progetto Defensoras en el laberinto
Quando la difesa del diritto alla vita dei migranti diventa un crimine, qualcosa muore nel cuore delle democrazie europee. Il progetto di giornalismo investigativo transfrontaliero “Difenditrici nel labirinto” documenta, monitora e denuncia il cambiamento di prospettiva delle politiche migratorie europee a partire dal 2015 e l’impatto che ha avuto sui difensori della solidarietà insieme a chi rischia la propria vita per un futuro migliore.
La giornalista greca Jenny Tsiropoulou, il fotoreporter italoargentino Cristian Pirovano e le spagnole Ruth de Frutos e Lucía Muñoz Lucena, coordinatrici del progetto e colleghe presso la testata andalusa La Poderío, presenteranno nei prossimi mesi le indagini svolte negli otto paesi interessati dalle storie di resistenza documentate.
Da sole nel labirinto
L’abuso della legge italiana per l’antimafia contro l’equipaggio delle navi di salvataggio marittimo, le improvvise perquisizioni in un’abitazione privata belga alle prime luci dell’alba, le deportazioni dal Marocco alla Spagna o il protrarsi nel tempo dei procedimenti giudiziari al solo scopo di ostacolare e appesantire il lavoro quotidiano dei difensori e delle loro organizzazioni, sono alcuni degli effetti di questo labirinto di modelli di criminalizzazione della solidarietà nei confronti delle persone migranti in Europa e di chi vorrebbe poter loro essere d’aiuto.
Di fonte a queste difficoltà la resistenza individuale e collettiva si articola come l’unica risposta alla riduzione del senso civico in Europa.
“Volevamo vedere quale fosse l’impatto per le persone criminalizzate, ma anche per le persone che migrano. E, soprattutto, quale è stato il ruolo dei cittadini nella difesa collettiva dei loro casi”, afferma Lucía Muñoz Lucena.
Per fare questo il docuweb ripercorre diverse storie di vita vissuta con il supporto di una mappa interattiva in cui vengono individuati non solo i luoghi di transito e le destinazioni finali della popolazione migrante nell’Unione Europea, ma anche gli incontri con i difensori interessati e i relativi processi di criminalizzazione sia interna che esterna alla “Fortezza Europa”, mostrandone al tempo stesso il procedimento annesso di esternalizzazione delle responsabilità.
Scelto fra cento
Il progetto “Difensori nel labirinto” è uno dei quattordici ad essere stati selezionati dal Fondo IJ4EU, che è stato istituito dall’Istituto di stampa internazionale (IPI), dal Centro Europeo di Giornalismo (EJC) e dal Centro Europeo per la Libertà di Stampa e d’Informazione (ECPMF) a sostegno delle indagini transfrontaliere di interesse pubblico per l’Europa.
Scelto fra oltre un centinaio di candidature provenienti da tutti gli Stati membri, il progetto ha colpito la giuria per l’urgenza di un’indagine sulla criminalizzazione delle difenditrici dei diritti umani, non solo al confine meridionale, ma in tutta Europa. “Che si tratti di Spagna, Italia o addirittura del Belgio, questa ricerca dimostra l’applicazione degli stessi modelli”, afferma Tim Large, direttore del programma per i media indipendenti di IPI e gestore del fondo IJ4EU.
La Poderío e altri media amici
La Poderío è uno dei media di vari paesi che ha sostenuto questo progetto transfrontaliero. Però non è il solo, nel numero 88 dell’edizione cartacea de La Marea fu pubblicato il primo articolo dal titolo: “Assediate nel labirinto”, in cui si trattano le cause alla base dell’indebolimento alle fondamenta dell’Unione Europea e si parla di quando nei corridoi di Strasburgo e Bruxelles si cominciò a fregiarsi del ruolo di difensori dei diritti umani in Europa senza avere. di fatto generato rotte legali e sicure a fronte dell’enormità di vite umane sacrificate nei processi migratori.
E di recente è stata pubblicata l’intervista a Teresa Fernández Paredes “Non esiste una protezione adeguata per le azioni umanitarie in Europa” su Píkara Magazine, un altro dei media amici. Paredes, consulente per i diritti umani dell’Organizzazione mondiale contro la tortura (OMCT), ritiene che nella “Fortezza Europa” l’aumento della securitizzazione e dell’incitamento all’odio promuovano l’ascesa del fascismo negli Stati membri. Mentre tutta l’attenzione dei media è concentrata sull’Ucraina e vediamo la vergogna della Fortezza Europa a Melilla e Nador, più di 48.500 persone sono scomparse nel Mar Mediterraneo dal 2014 secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, sono in aumento in tutta Europa gli attacchi contro le organizzazioni e gli attivisti che difendono il diritto alla vita.