Degrado e abbandono, la natura fa suoi tesori artistici dimenticati

Il lavoro di Cristina Zanoboni per denunciare il degrado della chiesa di San Quirico nella provincia di Pistoia

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Di Cristina Zanoboni / foto dell’autrice

In questa prima spedizione per la denuncia socio-culturale di siti storici abbandonati, vedremo la Chiesa di San Quirico, sperduta fra le colline di Pistoia, Toscana, ma dopotutto non proprio “sperduta”, poiché nei dintorni è disseminato di villette, e la chiesa rimane sul sentiero, ma è talmente ricoperta dalla vegetazione che a primo impatto sembra semplicemente un rudere, poi basta girare l’angolo e scoprire una chiesa in completo abbandono e così rovinata da risultare pericolosa e pericolante, compreso sul passaggio del sentiero.

L’intervento della natura

La natura ha preso mano alla struttura, rendendo difficile il passaggio e la visione totale e all’interno ci sono dei residui di elementi da edilizia come se qualcuno avesse tentato nel tempo di ristrutturare la chiesa ma che abbia abbandonato il progetto per la sua precarietà di struttura. Tuttavia sono state murate delle finestre e un passaggio, come a voler bloccare l’ingresso di vandali che comunque si sono fatti strada in altro modo, infatti l’interno è sporco e pieno di rifiuti particolari tipo preservativi usati. 

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Cosa rimane

A giudicare dai residui di affreschi e dalla copertura a capriate lignee, o almeno, ciò che ne rimane, e dalla piccola misura della chiesa con il tipo di campanile semplice annesso, è possibile collocarla fra il 1000 e il 1200 d.C., giudicabile anche dalla struttura costruita in mattoni e pietre. Le finestre e le porte sono molto piccole, ciò indica che all’interno vi abitava solo il prelato che molto probabilmente fungeva da precettore e da celebrante, data l’assenza di un vero e proprio altare (o almeno ciò che oggi è possibile vedere attraverso la vegetazione) ad eccezione del piccolo altarino a muro che è visibile appena si entra. Spostandoci più verso l’esterno della collina, dove la chiesa aggetta quasi nel vuoto, è possibile vedere come la chiesa abbia avuto anche un piano inferiore, non accessibile dalla troppa incuria, ma visibile esternamente dato il crollo del muro. Ciò non è stato possibile fotografarlo per il troppo buio e la troppa vegetazione. Sull’esterno della struttura è pure possibile vedere un’incisione sulla pietra raffigurante dei simboli, quasi a volerne indicare la proprietà di qualche nobile, e delle scritte ormai illeggibili, ma è possibile ancora notare “Santa Nuanta (?)” sulla sinistra mentre sulla destra uno stemma che sembra essere stato aggiunto in seguito con sotto il nome “Giorgio Baglioni”.

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Rivalorizzare ciò che c’è

Tuttavia, in generale, la struttura è così precaria che pure aggirarsi all’interno diventa pericoloso, rischiando di spostare una pietra sbagliata per errore. La speranza è che presto il Comune di Pistoia si renda conto dei tanti tesori che ha nel suo territorio e che capisca di poterli recuperare, finché si è in tempo, e che magari una struttura del genere venga riscoperta e riportata alla luce, magari come un rifugio pellegrino, dato il numero di sentieri che è possibile fare nei dintorni e nei boschi lì vicino.