Mercoledì 12 dicembre 2018 – ore 19.00
Un progetto di Max Cavallari a cura di Associazione Fedora
Testo a cura di Paola Vailati
Un progetto, quello di Max Cavallari (www.maxcavallariph.com), che per volere della stessa vita, del suo travolgerci e stravolgerci, assume un significato ancora più intenso e una forza ancor più marcata proprio per la sua incompletezza.
La scomparsa di Lionella, infatti, col fare beffardo della sua malattia, ha impedito all’artista di procedere nella documentazione dei processi e progressi dell’Alzheimer e ha prodotto nel fruitore dell’opera quella condizione di spaesamento propria della sindrome visivamente narrata.
Il lavoro video/audio qui proposto, è caratterizzato dal tono di voce squillante di Lionella, in ossimoro con le inflessioni d’accento della figlia, stanca eppure energica, disposta ad un nuovo e misterioso incontro con i giorni a venire della madre. La fragorosa risata di Antonella, spontanea e coinvolgente, è appunto testimonianza non di rassegnazione, piuttosto di accettazione di un presente nel quale i ruoli si invertono, e da accudita dovrà essere accudente.
Le immagini, nel loro susseguirsi lento, accompagnate da una musica che ha il potere di calmare e inquietare al contempo, sono vivide sino al termine del progetto, quando una leggera foschia sfuma una foto di famiglia: metafora del venir meno di punti fissi e del moltiplicarsi di quelli interrogativi.
“Dove sei?”, pare il mantra del lavoro di Cavallari, perché questa è la domanda ripetuta della nonna e questo è anche quanto si chiede chi la circonda, forse ad eccezione della cagnolina, fedele compagna a cui basta che la padrona ci sia e i cui occhi, a bucare la scena per tutto il secondo minuto di “Day 1”, paiono un ammonimento all’umano che la osserva da oltre lo schermo. Ad oggi non si è ancora stati in grado di dare degne risposte sociali sia per l’accudimento di chi è affetto dalla sindrome d’Alzheimer, sia per il sostegno psicologico e morale a coloro che gravitano attorno al malato.
Se il dolore spesso divide, la malattia spesso si teme. Eppure questo non accade per “Day 1”, progetto in cui, pur senza far perdere dignità al paziente, viene mostrato e detto allo spettatore anche quanto sarebbe più facile e popolare nascondere, fingendo un’ipocrito rispetto del pudore. Questo poiché l’esigenza, la motivazione stessa della nascita del lavoro, era quella di mostrare la fragilità della condizione a cui la malattia conduce e la necessità di un’assistenza costante e morbida.
E’ attraverso i simboli che Max Cavallari ci porta a riflettere scevro di qualunque fastidiosa retorica. L’orologio ad indicare un tempo andato ed un altro indefinito ad arrivare, la fede ad eco di legami indissolubili ed eterni, le protesi e gli ausili, assieme con i contenitori delle pastiglie, a trasmettere speranza: nella scienza e nella vicinanza di cui si è stati capaci, ma in cui occorre un maggiore impegno.
La proiezione de progetto è stata modificata in occasione dell’evento per essere fruibile anche a persone con disabilità visive ed uditive, il progetto infatti di Associazione Fedora è creare lavori che siano fruibili anche a colore che sono affetti da disabili di questo tipo.
Suoni, linguaggi, gesti faranno da cornice al progetto fotografico.
Luogo: Spazio Lambrate, Via delle Rimembranze di Lambrate 16, Milano.