Coopera[C]tion

A Roma una mostra fotografica sul mondo della cooperazione internazionale con gli scatti di quattro fotografi: Massimo Berruti, Fabio Bucciarelli, Giulio Di Meo e Simona Ghizzoni.

Foto di Massimo Berruti

La mostra Coopera[c]tion, sarà allestita all’Auditorium Parco della Musica di Roma il 24 e il 25 gennaio, in concomitanza della Conferenza Nazionale della Cooperazione allo Sviluppo organizzata dal ministero degli Esteri. Dai villaggi contadini del Brasile ai campi profughi Saharawi in Algeria, dalla ricostruzione in Nepal alle scuole dei villaggi Masai in Kenya. Bianco e nero, tinte tenue o colori fortissimi. Fotografie d’autore per raccontare i progetti di cooperazione portati avanti dalle Ong italiane nel mondo. Un occhio professionale e indipendente per comunicare non solo le buone pratiche, ma per documentare i dettagli meno immediati delle realtà d’intervento. In una definizione: fotogiornalismo umanitario.

Una serie di scatti selezionati dal fotoreporter Fabio Bucciarelli, con le immagini di Massimo Berruti, Giulio Di Meo e Simona Ghizzoni. Ognuno di loro ha seguito e raccontato il lavoro di una Ong in punti diversi del mondo. I fotografi hanno documentato senza essere didascalici, e l’allestimento della mostra riflette proprio questo spirito. «Ci sono dei panelli dove sono raccontate le Ong italiane e il loro operato, e poi un altro spazio dove a essere protagoniste sono le foto: devono emozionare, colpire, fare riflettere», dice Bucciarelli.

In un anno dove le Ong sono state prese di mira – soprattutto per il loro intervento nel Mediterraneo – sembra sempre più importante poterle conoscerle attraverso voci indipendenti: in questo caso è proprio l’autorevolezza e la credibilità dei fotografi la chiave per potersi informare e giudicare. Come racconta Bucciarelli: «Le attività di una Ong sono sempre più complesse e sfaccettate: non possono essere solo raccontate con pubblicità o campagne di comunicazione». Ormai si dubita anche di una organizzazione non governativa. Il fotogiornalismo umanitario può colmare questo mancanza di fiducia. E contemporaneamente offrire un nuovo sguardo, più profondo e inaspettato.

“Terre lontane, sfocate, a volte difficili da ricordare. Paesi sconosciuti dove intere popolazioni combattono la quotidiana sfida per la sopravvivenza, dove più di ottocento milioni di esseri umani lottano per non morire di fame. Luoghi alieni dove i Diritti Umani che abbiamo deciso di riconoscere come fondamento di libertà, di giustizia e di pace nel mondo, vengono messi in discussione. Abbiamo il diritto ed il dovere di informarci e guardare le immagini provenienti dai questi luoghi remoti per riuscire a concepire la diversità come un nuovo valore in cui credere”.