Testo e foto di Renato Ferrantini, Tommaso Notarangelo e Emanuela Zampa
Roma e Torino, 18 febbraio 2022
Il capitale umano che conta.
Gli studenti delle superiori sono tornati a manifestare contro la scuola-lavoro e per un esame di maturità diverso. A Roma, a Torino e in altre decine di piazze italiane gli studenti hanno portato per strada la rabbia e il dolore dopo le morti di Giuseppe Lenoci e Lorenzo Parelli. Quaranta piazze, da Nord a Sud, per chiedere una scuola diversa e una maggiore attenzione da parte di politici e governo alle richieste dei ragazzi.
A Torino sono state occupate numerose scuole negli scorsi giorni e diverse organizzazioni chiedono le dimissioni del Ministro dell’Istruzione Bianchi e del Ministro dell’Interno Lamorgese. A Roma le voci dei ragazzi prima di lasciare il passo al corteo che li ha portati dalla multietnica Piazza dell’Esquilino a Piazza Venezia sono chiare. “La scuola è stata declassata in questi anni, sono state messe al centro le esigenze dell’azienda nel percorso ormai noto di alternanza scuola – lavoro” – ricorda Flavia della FGC (Federazioni Giovani Comunisti) e all’ultimo anno di scuola superiore. Ancora, insiste. “È un problema di sicurezza, ma è il mondo del lavoro ad essere a rischio ogni giorno, lo sappiamo. Ora ne vale la qualità della nostra istruzione, che non deve essere una palestra per le imprese. Con un salario, una formazione professionale e non aziendale”. L’obiettivo è anche la politica, che ha sempre il ruolo di concretizzare i cambiamenti e che ora sembra marginalizzare questo neonato movimento giovanile. Cristian, dal un liceo romano ci racconta che il percorso di aggregazione è nato un mese fa, dopo la morte di Lorenzo Parelli. “L’unica risposta sono state le manganellate a Roma e a Torino, provando a dividerci. Se il governo è pronto a difendere gli interessi di Confindustria e ha deciso da che parte stare, anche noi ci siamo, nelle piazze!”.
Ma le proposte di miglioramento non mancano, a partire dall’edilizia scolastica carente, un altro punto al centro della protesta. “Abbiamo chiesto al Comune di Roma e alla Regione Lazio di formare un gruppo di lavoro con ingegneri edili, studenti, dirigenti scolastici e professori per segnalare i problemi nelle scuole e supportarli nella gestione dei fondi. Noi non vogliamo solo la digitalizzazione ma che non caschi una finestra sui banchi, mettendo a rischio la nostra vita”. Chiedo a quel punto quale sia stata la risposta delle Istituzioni, mentre il corteo di testa si sta formando. Cristian lancia un’occhiataccia, deluso, e si unisce ai suoi compagni.