di Alessio Chiodi
“Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”. Facendo un paio di conti, il celebre motto di Agatha Christie calza a pennello ora che la terza edizione di “Closer dentro il reportage” a Bologna è archiviata. La prova è che ci si lascia alle spalle un evento convincente che ha saputo catalizzare l’attenzione cittadina e nazionale. La sensazione è che l’exploit c’è stato e che è tempo di guardare avanti e osare ancora. L’interesse per il concorso è stato palpabile grazie all’alto numero di progetti arrivati a conferma che il formato piace.
La tre giorni
Si è iniziato venerdì 8 marzo con l’inaugurazione della mostra dei cinque vincitori dell’edizione 2019 negli spazi di QR Photogallery: Alessandro Cinque, Silvia Landi, Filippo Massellani, Carmen Sigillo e Gianluca Uda e si è proseguito con un programma molto ricco. Sabato 9 è stato il giorno dei workshop. Il primo è stato “Fotogiornalismo e nuovi media” curato dai fotografi Federico Bernini, Giulio Di Meo e Amedeo Novelli. Il corso ha esplorato il mondo e la storia del fotogiornalismo, le sue regole, le sue leggi, il codice etico, l’affermarsi ormai definitivo dei media online e i cambiamenti che lo stanno attraversando. Poi è iniziato quello condotto da Francesco Cito “Dall’idea alla foto” della durata di due giorni. Il fotografo è partito dall’analisi del percorso per la messa in opera di una storia, il metodo del racconto, il significato della foto, il messaggio da trasmettere. “Una buona foto – spiega Cito – nasce nella testa, anche quando è del tutto casuale e improvvisa, come durante un reportage, dove non sempre si è consapevoli di cosa può apparire svoltando l’angolo”.
Afghanistan, otto marzo e WJ 100
Terminato il workshop con Cito, gli spazi dell’ospedale Roncati di via Sant’Isaia sono stati presi di nuovo d’assalto. Di lì a poco è iniziato l’incontro con il famoso fotoreporter che ha mostrato alcuni suoi lavori sull’Afghanistan degli anni ’80, durante l’invasione sovietica. Aneddoti, curiosità, consigli. Cito non si è risparmiato. Dalla proiezione delle foto su uno schermo si è passati quindi a vedere le stampe con l’inaugurazione, nella stessa serata, della mostra “Afghanistan” a Senape vivaio urbano. Negli spazi allestiti per l’evento sono state esposte anche alcune foto selezionate dal numero 100 di Wj per celebrare gli ormai più di dieci anni di attività del giornale. A corredo, anche una proiezione degli scatti della manifestazione bolognese dell’otto marzo con i contributi di Valeria Altavilla e Vittorio Giannitelli.
Le letture portfolio
Cuore dell’ultima giornata del festival sono state le letture portfolio a opera di Aldo Mendichi, presidente del gruppo fotografico Progetto Immagine dal 2013 e coordinatore del Festival della fotografia etica di Lodi dal 2010 e Alberto Prina uno dei fondatori nel 1989 del gruppo fotografico Progetto Immagine e coordinatore del Festival della fotografia etica dalla sua prima edizione nel 2009. Dei lavori valutati sono stati quattro quelli ritenuti migliori e che saranno inseriti nell’Italian Collection del Premio Voglino che darà loro ampia visibilità attraverso sito web, account Instagram e pagina Facebook. I quattro selezionati sono Simone Cargnoni, Sabina Candusso, Marta Bortoli e Giovanni Fabbri. Gli autori potranno inoltre partecipare gratuitamente a una delle prossime tappe del Premio Voglino stesso.
Quarta edizione
Il meccanismo funziona e si viaggia ora verso la quarta edizione. Non ci sono solo indizi, non ci sono coincidenze, ma solo prove…superate.