Click & Care

Ogni laboratorio è un’esperienza a sé stante e difficilmente riproducibile con gli stessi risultati. Il workshop fotografico Click & Care non sfugge a questa condizione, anzi ne è la conferma.

Ogni laboratorio è una esperienza a sé stante e difficilmente riproducibile con gli stessi risultati. Il workshop Click & Care non sfugge a questa condizione, anzi ne è la conferma.

A partire dal mese di febbraio 2024, presso il Centro Socio Riabilitativo Residenziale CSRR Selleri Battaglia, Witness Journal ha realizzato questo progetto, cofinanziato attraverso un contributo erogato a fine 2023 dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna a sostegno di progetti di solidarietà sociale. Il cuore del progetto, realizzato grazie ad una bella sinergia tra vari membri dell’Associazione WJ, si è concretizzato nell’attuazione di un workshop condotto da Giulio Di Meo. L’obiettivo voleva essere trasferire e valorizzare “abilità”, in un contesto che distortamente viene contraddistinto da “dis-abilità”: un’incognita, se non una sfida.  

Il centro Selleri Battaglia è una residenza dove vivono persone con disabilità, è gestito dall’associazione AIAS onlus e dalla Cooperativa Sociale Società Dolce. Realizzare un laboratorio fotografico all’interno di una struttura residenziale, dove le persone vivono quotidianamente, comporta uno sforzo in più per i conduttori del workshop che devono anche cercare di inserirsi nel contesto, rendendosi compatibili con tutte le attività assistenziali, educative, ecc. che si vi si svolgono. Come molte volte avviene nei contesti caratterizzati dalla “disabilità” vengono di fatto ribaltate le visioni ed i luoghi comuni. Già in partenza, nel nostro caso, non si parla di inclusione di inserimento del disabile in un contesto, ma esattamente il contrario; è il “normodotato”, l’esterno che deve avere la capacità di inserirsi, farsi accettare.

La parte iniziale del workshop è stata improntata sul trasferimento di alcune competenze fotografiche dai conduttori verso i partecipanti e da subito è apparso come queste informazioni venissero rielaborate dai partecipanti in rapporto alle proprie capacità e sensibilità. Per esempio, una partecipante con una patologia che la costringe a posture scomposte, a gesti difficili da controllare, nell’espressione estetica della fotografia e del ritratto che proponiamo di realizzare, esplicita di voler ricercare l’equilibrio e la bellezza.

Difficilmente potevamo prevedere di affrontare ed approfondire da subito questi aspetti. 

Si prosegue e si cerca di superare ogni ostacolo possa presentarsi. Il gruppo è composto da persone con notevoli handicap motori, alcuni con deficit cognitivi medio lievi, tutti impossibilitati a gestire in autonomia una macchina. La difficoltà a scattare è comunque la prima ad essere superata; tutti partecipano alla sessione di scatto dei ritratti con l’utilizzo del cavalletto. La costruzione di un proprio ritratto attraverso la composizione fotografica con una propria immagine ed oggetti che identifichino ed appartengono è stata la traccia di lavoro del laboratorio. 

La ricerca di immagini, di oggetti per comporre il ritratto non è stata per niente un lavoro banale. Con il progredire del lavoro di ricerca e scatto i partecipanti hanno portato alla luce gli aspetti e le esperienze che gli oggetti scelti riportavano alla luce. In questo abbiamo colto un percorso non solo di ricerca ma di auto valorizzazione e di consapevolezza. 

Per i partecipanti, il racconto di se stessi attraverso la fotografia, l’origine, la genesi e le conseguenze della propria disabilità poteva rappresentare un ostacolo, una difficoltà.

C’è stato chi ci ha fatto addentrare nei suoi gusti musicali e le sue frequentazioni prima del trauma subito. Chi in carrozzina dalla nascita si è presentato alla sessione di scatto con un pallone tra i piedi stupendoci con il suo palleggio, retaggio del suo passato di giocatore in carrozzina, per un ritratto costruito sulle proprie abilità. Non è mancato chi, con alle spalle una vita spezzata in due, come la sua colonna vertebrale dopo un incidente, con serenità, ha voluto essere rappresentata anche da una sua opera che rappresenta plasticamente proprio questa frattura. Senza un briciolo di commiserazione o recriminazione ha voluto dare evidenza del suo essere solare oggi, affiancando i suoi disegni, i ritratti a quella frattura.

Nel lavoro che abbiamo portato a termine ci ritroviamo tante emozioni ed una pienezza di contenuti e suggestioni. Non sappiamo se con le nostre “abilità” siamo riusciti a rappresentare attraverso la fotografia i mondi che ogni partecipante ci ha permesso di avvicinare, lo vorremmo molto. Non siamo certi di essere riusciti a trasferire ai partecipanti le competenze per intravvedere nella fotografia uno strumento per comunicare, scambiare emozioni. Abbiamo avuto la sensazione che poco alla volta nel workshop il lavoro sull’autoritratto sia diventato l’occasione in cui ritrovarsi, rivalutare le proprie capacità e valorizzare la propria personalità. Sicuramente ha rappresentato per noi una esperienza significativa, di conoscenza, di scambio tra diverse abilità. Le nostre intenzioni di far conoscere ed avvicinarsi alla fotografia, hanno avuto come ritorno lezioni di vita che ci hanno arricchiti, ripagati di aspettative che non avevamo.


I fotografi

Roberta
Simone
Enrica
Lollo
Carla
Anna
Valeria

Fotografie di: Lollo Loris Bedosti, Claudio Cantù, Enrica Chili, Carla Crivellari, Giulio Di Meo, Valeria Fiorentino, Sabrina Flocco, Roberto Lambertini, Anna Pizzutolo, Roberta Sant’Andrea e Simone Senarega.

Un progetto di Witness Journal con Giulio Di Meo

Assistenti: Claudio Cantù e Sabrina Flocco

Coordinamento: Emanuela Pergolizzi e Laura Raitè

Educatori: Roberto Lambertini e Giovanni Preiti

Cofinanziato da: Fondazione del Monte

Musica: Photographs by The Lakes | Music from #Uppbeat – License code: PWWJQOOMAF3AQ61E

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