Testo e fotografie di Marioluca Bariona
Milano, 12 febbraio 2022
BÊ SEROK JIYAN NABÊ. “Nessuna vita senza il nostro leader”, afferma il popolo curdo che ha manifestato sabato 12 febbraio a Milano (una manifestazione gemella è stata indetta a Roma), sfilando in corteo per riunirsi di fronte al teatro della Scala a ballare al ritmo della propria musica.
Abdullah Öcalan, nato il 4 aprile 1948 a Ömerli, nell’Anatolia, dopo il colpo di stato turco del 1971 iniziò a promuovere i diritti del popolo curdo, fino a fondare, nel 1978, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). La sanguinosa repressione del governo turco e la condanna a morte di decine di militanti del PKK, provocò un conflitto armato che finora ha causato decine di migliaia di morti.
Braccato dai servizi segreti turchi, nel 1998 Öcalan si rifugiò prima in Russia e poi in Italia, dove, in seguito alle minacce della Turchia, fu allontanato il 16 gennaio 1999 dal governo D’Alema. Öcalan fu catturato il 15 febbraio 1999 a Nairobi da agenti della CIA e dei servizi segreti turchi; da allora è rinchiuso nell’isola-prigione turca di İmralı. Condannato in un processo-farsa a morte, pena tramutata poi in ergastolo, dal 2011 gli viene regolarmente impedito di parlare con i suoi legali. Da quasi un anno non si hanno sue notizie.
Il pensiero politico di Öcalan, definito Confederalismo Democratico e ispirato all’opera di Murray Bookchin, è basato sul decentramento del potere, sull’uguaglianza di genere e religione e sull’ecologia sociale. Öcalan è favorevole all’istituzione di una commissione per investigare i crimini di guerra commessi sia dalla Turchia che dal PKK e a una soluzione della questione curda basata sul negoziato. La società curda lo considera il proprio rappresentante politico.
“Nessuna vita senza il nostro leader” significa dunque che la soluzione politica alla questione curda passa dalla liberazione di Öcalan e dal successivo riconoscimento dei diritti umani e civili del popolo curdo: cessazione delle persecuzioni, libertà di insegnamento della propria lingua, musica e cultura, riconoscimento della Turchia come stato multietnico, autonomia regionale.