Bambini e fotografia, le influenze delle leggi sulla tutela della privacy

Le influenze delle leggi sulla tutela della privacy dei bambini sulla fotografia. Giorgio Rossi ce ne parla su NOC

Alexandra Kitchin. Lewis Carrol (1873)
Alexandra Kitchin. Lewis Carrol (1873)

Di redazione wj

La Costituzione, oltre a specifiche leggi civili e penali, garantisce la  tutela dei minori. Questo di base, da molti anni a questa parte. Più recentemente, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha approvato  la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza,  stabilendo  che in tutti gli atti relativi ai minori, l’interesse superiore del minore deve essere considerato preminente. Nessun bambino può essere sottoposto ad interferenze arbitrarie o illegali che ledano la sua vita privata, la sua famiglia, la sua casa, il suo onore o la sua reputazione.

Nei confronti dei minori il Garante della Privacy ha assunto una posizione assai rigida. Foto di minori  possono essere pubblicate, e vale anche per FB , solo col consenso di entrambi i genitori, anche se separati o di chi  ne detiene la patria potestà.

La tutela del minore è prevalente rispetto alla volontà dei genitori. 

Lungi da me il disquisire se tutto ciò sia giusto  o eccessivo, tra l’altro: “l’ascolto delle opinioni del minore (art. 12), prevede il diritto dei bambini a essere ascoltati in tutti i processi decisionali che li riguardano, e il corrispondente dovere, per gli adulti, di tenerne in adeguata considerazione le opinioni.”  hai figli i diritti, ai genitori i doveri. Fatto sta che una mia nipotina già da piccola minacciava di telefonare al telefono azzurro ogni volta che i genitori cercavano di indurla a fare quello che non voleva. Insomma il numero 19696 lo sapeva a memoria, le tabelline meno. Ci sono  già stati casi di bambini che hanno denunciato i genitori  perché non volevano togliere le  loro immagini  pubblicate su Facebook. Penso che la “patria potestà” inizi dai primi accenni di pancione  (diverso da un eventuale ingrassamento) e termini poco oltre l’età neonatale, diciamo quando l’amatissimo pargolo inizia a biascicare qualche parola e a camminare autonomamente.  Che poi si dovrebbe cambiare anche il termine, dato che il pancione è della mamma e se lo gestisce come meglio crede.  Vedi pancioni e pargoli sulle riviste di gossip.

Facciamo un poco di rewind di pellicola. Praticamente la fotografia di bambini inizia con l’invenzione della fotografia o quasi. In epoca vittoriana le famiglie dabbene e danarose portavano i bambini allo studio del fotografo, non senza averli un minimo inghirlandati. Il fotografo provvedeva all’ambientazione. Subentravano anche problemi tecnici, erano necessarie pose lunghe, i flash rudimentali dei tempi avrebbero potuto arrostire i bimbi. Per farli stare fermi c’erano dei poggia collo, però più adatti ad adulti consenzienti.  Un buon metodo poteva essere farli stare in braccio alla mamma. Però si voleva non farla comparire la mamma, insomma non doveva essere una presenza fisica, avrebbe potuto distrarre dal soggetto principale, il pargolo. Quindi veniva ingegnosamente celata con drappi o in altro modo. 

 OK. foto un poco inquietanti ma piacevano, anche perché più o meno in quei tempi molti fotografi si dilettavano di spiritismo. Sempre in epoca vittoriana  quando intorno al 1880 iniziarono a girare le foto di Lewis Carrol a bambine semi svestite crearono scandalo. Ancora oggi la critica è divisa tra accuse di pedofilia e assoluzione totale. Chi ha un  qualche album  con immagini dei suoi cari quanto dimenticati avi vi troverà di sicuro fotografie di pargoli a volte oggettivamente belle, anche se  non si sa chi fossero. Ne pubblico  qui qualcuna del mio album,  va da se che quella del bambino sulla balaustra a colonne oggi sarebbe da galera o quasi.  Per inciso era anche in uso fotografarli da morti per imperituro, triste, ricordo. In mezzo a tutto ciò, nello scorrere le pagine della storia della fotografia, ci sono le foto di Henry Cartier Bresson ed altri fotografi umanisti, sino ad arrivare alle foto delle ninfette nude  di Hamilton e alle foto scattate da Irina Ionesco a sua figlia Eva, nuderella prepuberale tra prostitute, vere o false che fossero. Ricordo che su Photo venivano pubblicate senza alcun problema. Eva successivamente disse che le avevano rubato l’infanzia. Penso avesse ragione. Quindi se vi possono interessare cercatele nel buio web.

Oggi foto del genere sono inammissibili, non  verrebbero pubblicate su nessuna rivista di fotografia.  Ma non vengono scattate semplicemente perché lo vieta la legge o perché comunque qualcosa è cambiato nel corso della evoluzione sociale dei nostri usi e costumi? Spero nella seconda ipotesi, non m’illudo che le leggi che cercano di arginare la pedofilia riescano effettivamente nell’intento.  Del resto non so quanto il controllo esercitato dal Garante e dal monitoraggio dell’Unicef siano veramente efficaci. Un fotografo oggi per fotografare bambini deve fare firmare pacchi di liberatorie, che poi magari potrebbero anche venir ritrattate. La fotografia di bambini, anche in pose innocentissime mentre giocano ha assunto il gusto del proibito, almeno qui in Italia. Si possono fotografare bambini poverelli,  tra slums e macerie dei quartieri bassi, tanto i genitori non sanno nulla di liberatorie. I bambini dei ricchi magari figli di famose attrici, nelle riviste di gossip sono sempre “pixelati”. Ecco, se devo dirlo mi sembra ci sia una discriminante sociale, non mi piace.

Ovvio che se si vuole stare tranquilli nel fotografare bambini, meglio fare un viaggetto all’estero, ma molto estero, dove un bambino con gli occhioni in lacrime è facilmente reperibile.

Giorgio Rossi

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