Addio a Giovanni Chiaramonte

Giovanni Chiaramonte è morto ieri, a 75 anni: protagonista della fotografia, instancabile animatore nel panorama culturale italiano

Ultima Sicilia, 1970 - Foto di Giovanni Chiaramonte

di Marisa Di Sorbo

La fotografia è scrivere con la luce un istante in modo permanente.

 (Giovanni Chiaramonte)

Un grande lutto ha colpito il mondo della fotografia e della cultura italiano, ci ha lasciati il 18 ottobre, all’età di 75 anni, Giovanni Chiaramonti, fotoreporter, critico, storico, teorico della fotografia, docente e intellettuale di grande rilievo, amico storico di Luigi Ghirri.

Personalità complessa e affascinante, di un’intelligenza travolgente e avvolgente, nasce a Varese nel 1948, comincia a fotografare alla fine degli anni sessanta, l’immagine di Chiaramonte si è formata sul modello della scuola americana, e successivamente si innesta nel solco della tradizione teologica ed estetica della Chiesa d’Oriente.

Nel 1974 espone i lavori “Sequenza nel tempo” e “Dov’è la nostra terra”, sempre di quell’anno è “Discorso di Natale”, serie di scatti in sequenza del discorso di Paolo VI trasmesso dalla tv pubblica. Nel 1977 fonda con Luigi Ghirri  la casa editrice Punto e Virgola, nel 1984 figura tra i fotografi scelti nell’impresa “Viaggio in Italia”, e successivamente  in “Esplorazioni sulla via Emilia”; tra il 1984 e il 1988 completa il lavoro “Terra del ritorno”. Nel  2005 conclude  il volume “Attraverso la pianura”, che raccoglie immagini realizzate nel 1987 e dedicate al tema del territorio padano attraversato dalle autostrade.

Conclude nel 1983 Fotografia europea contemporanea, nel 1993 Penisola delle figure. Nel 1989 affronta successivamente il dramma essenziale delle radici e del destino dell’Occidente in Terra del ritorno, nel 1996 e in Westwards. Nel 1999 viaggio di ritorno nei luoghi del Mediterraneo è Ai confini del mare.

Dona nel 1993 al Centro studi e archivio della comunicazione di Parma la rassegna “Luogo e identità nella fotografia europea contemporanea”. Nel 1990 fonda le collane di fotografia di Federico Motta Editore, che dirige fino al 1993. Nel 1994 fonda e dirige le collane di fotografia della SEI di Torino. Nel 2002 dà vita alla collana di fotografia delle Edizioni della Meridiana di Firenze e nel 2007 a quella di Itaca/Ultreya.

Nel 2000 con i poeti e scrittori Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Luca Doninelli, Umberto Fiori, Giovanni Raboni, Davide Rondoni pubblica ed espone in Triennale l’opera Milano. Cerchi della città di mezzo. Durante il restauro della facciata della Scala realizza il volume d’artista In corso d’opera. Nel 2002 esce Frammenti dalla Rocca. Cefalù, e nel 2003 Dolce è la luce. Pubblica Abitare il mondo: Europe, 2004, Berlin. Figure, 2004, Attraverso la pianura, 2005, Senza foce, 2005. Nel 2010 è presente all’Expo di Shangai con Nascosto in prospettiva. Nel 2010 espone L’altro, nei volti nei luoghi[1, un originale lavoro realizzato tra Palermo e Milano, organizzato in sequenze di trittici con al centro un ritratto.Ha esposto mostre personali e collettive in tutto il mondo, ed ha pubblicato oltre un centinaio di servizi per le più importanti riviste di architettura, prima tra tutte Lotus International. Ha collaborato stabilmente con la rivista di cinema e cultura dell’immagine «duellanti».

Ha fondato e diretto collane di fotografia per Jaca Book, Federico Motta Editore, Società Editrice Internazionale e Edizioni della Meridiana.

È stato docente di Storia e Teoria della Fotografia all’Università IULM di Milano, alla Facoltà di Architettura di Palermo e al Master di “Forma” in Milano.

Possiamo con certezza affermare che la sua ricerca e la sua attività hanno cambiato radicalmente la fotografia italiana, arricchendola in termini emozionali oltre che concettuali, lo sguardo ha la capacità di andare oltre lo spazio e il tempo, il paesaggio grazie a lui si trasforma da realistico a metafisico e sublime, unendo il dentro e il fuori dell’essere umano, attraverso la luce aggrega tradizione e modernità, particolare e generale in una disarmante complessa naturalezza. Le Immagini prendono forma simbolica attraverso la realtà in un connubio tra spazio, tempo, silenzio e ambiente, con la possibilità di abitare la luce con senso di profonda gratitudine e profondità. Artista concettuale che ricerca attraverso le figure l’essenza e l’essenziale del vero sguardo che guarda oltre ogni confine per arrivare al vero.

Una vita vissuta in simbiosi con la fotografia, uomo di fede dalle mille sfaccettature, nella continua ricerca di se stesso e degli altri, questa la preziosa e notevole eredità che ci restituisce oggi Giovanni Chiaramonte, fatta di contraddizioni che hanno la capacità disarmante di unire, come lui ci ha insegnato, luce e ombra, che  diventa fotografia ma anche poesia con l’abilità non di mischiare ma unire mondi distanti che insieme hanno la forza di confluire in un unico sentire, quello del cuore.

Sul sito di New Old Camera sono disponibili diverse interviste al maestro: