A Carla Cerati

Carla Cerati è scomparsa in silenzio poco prima di compiere novant'anni. Fotografa di grande talento, scrittrice, donna forte ed ironica, con il reportage 'Morire di Classe', pubblicato insieme a Gianni Berengo Gardin nel 1969, ha cambiato per sempre lo sguardo sulla malattia mentale in Italia.

A Carla Cerati 2

di Matilde Castagna e Giulio Di Meo

E’ scomparsa nel silenzio della stampa, lontana dalle luci dei riflettori, nelle stanze di un tempo altro con i veri grandi del secolo passato. Non potrà tuttavia mai cancellarsi la memoria, imperitura, del suo sguardo impresso indelebilmente negli scatti di un’Italia che cambia, recita, pensa, lotta, soffre, e danza.

Carla Cerati nasce a Bergamo nel 1926. Costretta dalle convenzioni sociali ad abbandonare gli studi di scultura in Brera per sposarsi all’età di ventuno anni, lavora come sarta prima a Legnano poi a Milano, dove la coppia si trasferisce nel 1952. Qui, verso la fine degli anni 50, scoprirà la fotografia, riscattando a rate la Rollei professionale dal padre e cominciando ad allargare l’inquadratura dalla cerchia ristretta dei familiari alle quinte del teatro Manzoni. Il suo talento è innato, riconosciuto negli anni 60 dai maggiori periodici del tempo, L’Illustrazione Italiana, Vie Nuove, L’Espresso, Du, Leader; il suo spirito è indomito, curioso, forte e critico. Ritrae la gioventù, i volti, l’industrializzazione, l’alluvione di Firenze nel 1966, i maghi e le streghe d’Abruzzo, la Sicilia. I suoi Nove Paesaggi Italiani diventano una cartella fotografica con il design di Bruno Munari e la prefazione di Renato Guttuso.

© Carla Cerati - Via Mosè Bianchi angolo via Correggio. Milano, 1967
© Carla Cerati – Via Mosè Bianchi angolo via Correggio. Milano, 1967

Ancora non abbandona le scene mondane, in cerca di dramma, emozione, movimento. Da Strelher e De Filippo, passando dalla bruciante passione per il Living Theatre, fino al palcoscenico dei salotti milanesi dove si aggira con passo invisibile fra i Culturalmente Impegnati della Libreria Einaudi: Gillo Dorfles, Umberto Eco, Salvatore Quasimodo, Lamberto Vitali, Elio Vittorini.

E’ però con l’arrivo degli anni 70 che la sua fotografia comincia ad assumere il linguaggio sociale e politico di lotta e resistenza. Del 1968 è il suo reportage più importante e d’avanguardia: in collaborazione con Franco Basaglia testimonia con la sua macchina fotografica la situazione dei manicomi italiani e pubblica per Einaudi con Gianni Berengo Gardin Morire di Classe, pietra miliare e documento di forte denuncia delle condizioni di cura e detenzione.

© Carla Cerati - Ospedale psichiatrico. Parma, 1968
© Carla Cerati – Ospedale psichiatrico. Parma, 1968

Di Milano, Carla Cerati ha testimoniato i mille volti, quelli effimeri della Milano ‘da bere’ e quelli in prima linea degli ‘anni di piombo’: le manifestazioni, gli scontri, i processi. Poco o niente sfugge al suo obiettivo fino alla fine degli anni ‘80, quando decide di abbandonare gradualmente quella professione di fotoreporter che tanto l’aveva mossa e animata. E’ disillusa dai meccanismi di nuovo opportunismo sbrigativo del settore e ritorna così a scattare per se stessa, privatamente, ispirandosi all’architettura e dedicandosi sempre più alla scrittura. Eppure è oggi che a Carla Cerati, a una grande donna, fotografa e scrittrice, appartiene la testimonianza di un’epoca che non potrà mai essere dimenticata.

http://www.carlacerati.com/