
A Cuba gli orologi sono fermi dentro e fuori le case. Almeno per il momento. Non puoi mai affidarti all’ora segnata sulla parete di qualche casa particulare, le lancette sono ferme chissà da quanto tempo. E la sensazione che ritrovi per strada è più o meno la stessa. Si sta seduti su un marciapiede per ore o si riposa al “fresco” di una finestra, giorno dopo giorno. Tutto avviene entro quei confini, col mondo esterno ci si confronta attraverso la voce dei turisti o di quei pochi parenti che hanno deciso di abbandonarla. Per chi vi è rimasto, volente o nolente, è tutto lì e si fatica per arrivare a fine giornata.
Tutto quello che Cuba è sempre stata, adesso è destinato a cambiare grazie alle nuove trattative messe in atto dall’America. L’isola che fino ad oggi era stata tenuta sotto lo stretto controllo del governo cubano, lontana da qualsiasi tipo di progresso o riscatto sociale, adesso si sta aprendo alla frenesia del mondo moderno. Non si sa quanti anni ci vorranno perchè il cambiamento sia tangibile. Ciò che è certo è che ad oggi rimane ancora forte la sensazione di visitare una delle più belle “prigioni” del mondo.
Leggi il reportage completo di Carlotta Magliocco su Witness Journal 77